martedì

Riusciremo a stupirci di sì tanta Bellezza?


L’arte floreale per la liturgia: il tempo di Avvento

Le celebrazioni liturgiche delle nostre parrocchie – e quindi della Chiesa intera – intendono far vivere a ciascun fedele l’esperienza del Mistero, l’incontro con la Trinità Santissima; l’azione liturgica è difatti il momento di massima comunicazione tra il Dio Uno e Trino e l’assemblea riunita in preghiera. Perché tale esperienza coinvolga fecondamente i nostri sensi, divenendo così evento di fede, è necessario che i canali comunicativi della celebrazione siano davvero portatori del messaggio di salvezza e colti come tali dal contesto ecclesiale; sarà allora compito dei pastori non tralasciare alcun linguaggio liturgico capace di rivelare anche una scintilla di Colui che è Bellezza.

Proprio in tale contesto si colloca la rinnovata attenzione che l’operatore liturgico-pastorale - anche alla luce delle indicazioni contenute nell’Ordinamento Generale del nuovo Messale Romano – presta all’ornamento floreale dell’aula liturgica. Confortati dall’insegnamento conciliare che preferisce la nobile semplicità al fasto, affinché sia curata la verità delle cose e l’educazione dei fedeli, la Chiesa fiorisce i luoghi della celebrazione nella consapevolezza di andare incontro a Colui che era, che è e che sta venendo! Saranno poi i tempi dell’anno liturgico a suggerire la fioritura che meglio esprime quel particolare aspetto che la Chiesa celebra; un vero bouquet liturgico non nasce dall’improvvisazione ma dall’attento ascolto e dall’accurata riflessione della Parola, dell’eucologia (cioè le preghiere usate dal sacerdote durante la celebrazione) e dalla ritualità (es. gesti e gestualità).

L’arte floreale si pone dunque al servizio della liturgia perché i luoghi in cui celebriamo il Signore Risorto siano davvero anticipo della sala di nozze in cui lo Sposo ci attende e ci invita.

In particolare, il tempo d’Avvento ormai prossimo, si carica di attesa e speranza verso il Signore che viene e che si fa presente nella celebrazione: la fioritura dell’aula liturgica sarà misurata alla natura di questo tempo perché non venga prematuramente anticipata la gioia piena della Natività.

A partire dagli anni successivi al Concilio Vaticano II nelle parrocchie italiane ha fatto apparizione – dapprima timidamente, poi in maniera sempre più diffusa – la corona d’Avvento; si tratta di una tradizione propria del mondo protestante con la quale, mediante una corona di fronde e rami intrecciati tra loro, si vuole celebrare l’attesa e la vittoria di Cristo sulle tenebre. Col passare del tempo la corona d’Avvento è divenuta anche per noi simbolo di attesa, un canto di lode alla luce vera, il Cristo, che vince il buio del mondo e invera le attese messianiche. La sua forma circolare sembra voler riproporre l’infinito Mistero di Cristo ancorando la nostra vita alla sua fedeltà, una sorta di corona per coloro che perseverano nella fede; le quattro candele rinviano alle quattro settimane del tempo di Avvento e la loro accensione progressiva esprime l’attesa del popolo in cammino che avanza verso la vera Luce. Sarà dunque proprio la corona d’Avvento, collocata presso i luoghi della celebrazione (preferibilmente l’ambone o l’altare, ma anche al centro della Chiesa), a fiorire in modo preminente la nostra aula durante questo tempo.

La fioritura dei restanti luoghi sarà invece impregnata di quella misura richiesta e raccomandata dall’Ordinamento Generale al Messale Romano; nulla vieta però che, pur nel pieno rispetto delle suddette indicazioni, il gruppo liturgico parrocchiale rifletta i temi di ogni singola domenica - cosa peraltro sempre auspicabile! – e proponga, oltre alla corona d’Avvento, un bouquet liturgico preparato ad hoc. Piuttosto che suggerire una determinata – e quindi standardizzata! – composizione floreale, si ritiene pastoralmente più utile offrire spunti e suggerimenti per ciascuna delle quattro domeniche d’Avvento (ciclo A):

1° domenica: è la domenica in cui il profeta Isaia invita e chiama alla speranza tanti (=tutti) popoli; immediatamente mettiamo in parallelo il pellegrinaggio del popolo di Israele verso il tempio col nostro cammino verso l’incontro col Dio fatto uomo nella Chiesa. Il bouquet liturgico potrebbe utilizzare prevalentemente fiori viola (es. iris, anemoni…) in sintonia col colore del tempo e col tema delle tenebre, senza dimenticare però almeno un fiore bianco quale segno della vigilante attesa che, lungi dall’essere un’ossessiva preoccupazione diventa, secondo l’insegnamento del Vangelo e dell’epistola paolina oggi ascoltati, un’esigenza di fedeltà alle promesse del Cristo.

2° domenica: è la domenica in cui sempre il profeta Isaia annunzia che le genti cercheranno con ansia il germoglio spuntato dal tronco di Iesse. La fioritura vedrà sempre prevalere il colore del tempo ma intanto la luce avanza e l’insieme dovrà inevitabilmente risultare schiarito rispetto alla domenica precedente. Si potrebbe realizzare la fioritura utilizzando un tronco/radice su cui posare un fiore rosso, quale simbolo dello Spirito - origine e fonte di ogni vita - annunziato dal profeta nella 1° lettura e confermato dalla figura di Giovanni il Battista che vuole aiutarci a scorgere e accogliere Colui che sta in mezzo a noi ma che ancora non conosciamo (Gv 1,26).

3° domenica: è la domenica in Gaudete in cui la voce del profeta annunzia e canta il compimento della salvezza; il colore rosaceo ammesso dalla liturgia anticipa, anche se moderatamente, il tema gioioso della Natività. La composizione potrà spaziare nelle tonalità dal viola al rosa, esprimendo così il carattere proprio della giornata. Oggi si potrebbe armonizzare nel bouquet una canna, quale rinvio a quella canna sbattuta dal vento, cioè il Battista, il precursore del Signore che prepara la strada e insegna la paziente attesa del frutto oramai prossimo (Gc 5,7).

4° domenica: è l’ultima domenica del tempo d’Avvento, quella che spalanca le porte alla luce del Cristo. Il solito impianto violaceo, in ossequio al colore liturgico, non potrà rinunciare ad una più cospicua presenza di fiori bianchi. Alcuni gigli bianchi – che spesso nell’arte hanno rappresentato l’accoglimento fecondo dello Spirito da parte di Maria – ben potrebbero rimandare alla docile accoglienza dello Spirito da parte di Maria e Giuseppe, autentici e insuperati modelli di disponibilità al disegno divino.

Alla luce di quanto precede pare di poter dire dunque che l’Avvento non costituisce un periodo di semplice attesa, ma un tempo che si protrae per quattro settimane durante il quale celebrare la venuta gloriosa del Signore. La corona di Avvento e la fioritura dell’aula liturgica vogliono difatti sottolineare questa duplice tensione: da un lato l’incontro incessante tra la salvezza e la storia dell’uomo, dall’altro il rinvio alla venuta gloriosa del Cristo.

Riusciremo a stupirci di sì tanta Bellezza?

1 commento:

fra Vincenzo ha detto...

Un carissimo saluto a tutti voi che vi adoperate per la liturgia. Sono un frate carmelitano amante degli addobbi floreali. per caso mi sno imbattuto sul vostro blog e mi sono fermato a curiosare. Amo i cambiamenti floreali, difficilmente sono ripetitivo e cercavo qualcosa circa la corona di avvento che quest'anno desidero fare insieme alla mia comunità.
Speravo di vedere anche delle vostre foto su questo post anche per rendermi conto se ogni domenica il tipo di corona cambia visto che ogni fiore esprime qualcosa. Non sarebe il caso che ogni vota che spiegate fate vedere unafoto del lavoro finale? grazie!
fr. Vincenzo