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Rubrica a cura di Don Danilo...

Ikebana e arte floreale per la liturgia (don Danilo Priori)

Il servizio di fioritura degli spazi liturgici include in sé una particolare sensibilità verso quelle scelte capaci di entrare in sintonia col contesto celebrativo; l’arte floreale per la liturgia, in quanto tale, non accoglie incondizionatamente ogni tecnica o stile floreale, ma di ciascuno si interroga sulla sua effettiva capacità di inserirsi con armonia e coerenza in un ambito liturgico più ampio. Negli ultimi anni, forse sull’onda della moda del momento, è andata sempre più crescendo l’attenzione nei confronti dell’ikebana, anche se molti, fioristi compresi, non ne conoscono pienamente il significato e le tecniche; ma cos’è dunque l’ikebana? Può essere utilizzarsi per la fioritura liturgica?
Un po’ di storia . Bisogna innanzitutto dire che l’ikebana nasce inizialmente come offerta dei fiori a Buddha e significa “fiori viventi” o anche “far vivere i fiori”; quest’arte si sviluppa nell’ambiente culturale del Giappone e trova in questa terra un alveo ideale dove vanno mirabilmente a confluire e fondersi due atteggiamenti religiosi diversi: da un lato la pratica dell’offerta dei fiori agli dèi dello shintoismo, che aveva valore propiziatorio ed era accompagnata da un’umile e minuziosa osservazione della natura; dall’altro la prescrizione dell’offerta dei fiori di loto a Buddha introdotta dal buddhismo cinese e che indicava la riverenza verso il creato. L’ikebana si caratterizza quindi ben presto come una composizione in cui il fiore, elemento vivente e caduco, comunica un messaggio che supera il suo aspetto esteriore. Nel tempo verranno codificate e catalogate le varie tecniche per la realizzazione dell’ikebana e nasceranno scuole e stili diversi che spesso prendevano origine dai monasteri buddhisti.
Le caratteristiche dell’ikebana. L’osservazione di un ikebana suscita in molti l’idea che si tratti di una realizzazione senza particolari regole in cui vengono liberamente composti fiori e rami dalle forme contorte; in realtà, riflettendo su quanto detto in precedenza, possiamo decisamente affermare che l’ikebana è una disciplina che osserva criteri ben precisi desunti dall’amorevole contemplazione dell’ambiente circostante. Nell’ikebana i fiori e gli altri materiali vegetali vengono disposti secondo un’idea ben precisa affinché ne venga rispettato il loro andamento naturale; lo spazio fa parte del contesto compositivo e la combinazione di pieno e vuoto vuole dire al tempo stesso qualcosa di espresso e qualcos’altro di inespresso a cui l’ikebana rimanda in quanto composizione mai finita e definita. Basterebbero queste poche indicazioni per rilevare le notevoli differenze con la sensibilità floreale occidentale in cui il vuoto è considerato uno spazio da riempire e la ricerca – spesso esasperata - di forme e materiali perfetti rischia di compromettere la naturalezza della composizione.
Il punto della situazione. Rimane adesso da chiedersi se e in che modo l’ikebana può rendere il suo servizio nella fioritura delle nostre chiese. Senza dubbio una prima osservazione appare doverosa: quando realizziamo un ikebana per la liturgia intendiamo riferirci alla tecnica e ai principi compositivi, ma non certo a quei significati religiosi che fuori dall’ambiente di provenienza perdono la loro pregnanza spirituale originaria. Dall’arte dell’ikebana possiamo invece imparare ad osservare in modo attento e rispettoso la natura affinché diventiamo consapevoli del creato donatoci da Dio; possiamo mutuare l’invito ad utilizzare il materiale vegetativo che troviamo nella natura circostante apprezzando anche quei fiori, foglie e rami che cataloghiamo come non perfetti secondo il nostro metro di giudizio; possiamo ripensare l’abbondanza di fiori che troppo spesso caratterizza le nostre fioriture e che finisce per distorcere il senso dell’offerta. Sarà comunque la nostra formazione biblica e liturgica a guidarci nella scelta di un ikebana da posizionare in parrocchia o in cappella, consapevoli che gli stimoli della Parola e lo stile architettonico delle chiese sono due capisaldi da cui non possiamo prescindere.
Il discorso sull’ikebana si qui condotto è tutt’altro che esaustivo e la possibilità del suo servizio alla liturgia suscita profonde riflessioni e lascia aperti punti di domanda sui quali si avrà sicuramente modo di tornare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto bella la presentazione dell'ikebana, chiara, particolareggiata e abbastanza completa. Da un'idea d'insieme che mette voglia di approfondire l'argomento. Grazie per questo servizio.