giovedì

Riusciremo a stupirci di sì tanta Bellezza?

L’arte floreale per la liturgia: il tempo di Avvento a cura di Don Danilo Priori

Le celebrazioni liturgiche delle nostre parrocchie – e quindi della Chiesa intera – intendono far vivere a ciascun fedele l’esperienza del Mistero, l’incontro con la Trinità Santissima; l’azione liturgica è difatti il momento di massima comunicazione tra il Dio Uno e Trino e l’assemblea riunita in preghiera. Perché tale esperienza coinvolga fecondamente i nostri sensi, divenendo così evento di fede, è necessario che i canali comunicativi della celebrazione siano davvero portatori del messaggio di salvezza e colti come tali dal contesto ecclesiale; sarà allora compito dei pastori non tralasciare alcun linguaggio liturgico capace di rivelare anche una scintilla di Colui che è Bellezza.

Proprio in tale contesto si colloca la rinnovata attenzione che l’operatore liturgico-pastorale - anche alla luce delle indicazioni contenute nell’Ordinamento Generale del nuovo Messale Romano – presta all’ornamento floreale dell’aula liturgica. Confortati dall’insegnamento conciliare che preferisce la nobile semplicità al fasto, affinché sia curata la verità delle cose e l’educazione dei fedeli, la Chiesa fiorisce i luoghi della celebrazione nella consapevolezza di andare incontro a Colui che era, che è e che sta venendo! Saranno poi i tempi dell’anno liturgico a suggerire la fioritura che meglio esprime quel particolare aspetto che la Chiesa celebra; un vero bouquet liturgico non nasce dall’improvvisazione ma dall’attento ascolto e dall’accurata riflessione della Parola, dell’eucologia (cioè le preghiere usate dal sacerdote durante la celebrazione) e dalla ritualità (es. gesti e gestualità).

L’arte floreale si pone dunque al servizio della liturgia perché i luoghi in cui celebriamo il Signore Risorto siano davvero anticipo della sala di nozze in cui lo Sposo ci attende e ci invita.

In particolare, il tempo d’Avvento ormai prossimo, si carica di attesa e speranza verso il Signore che viene e che si fa presente nella celebrazione: la fioritura dell’aula liturgica sarà misurata alla natura di questo tempo perché non venga prematuramente anticipata la gioia piena della Natività.

A partire dagli anni successivi al Concilio Vaticano II nelle parrocchie italiane ha fatto apparizione – dapprima timidamente, poi in maniera sempre più diffusa – la corona d’Avvento; si tratta di una tradizione propria del mondo protestante con la quale, mediante una corona di fronde e rami intrecciati tra loro, si vuole celebrare l’attesa e la vittoria di Cristo sulle tenebre. Col passare del tempo la corona d’Avvento è divenuta anche per noi simbolo di attesa, un canto di lode alla luce vera, il Cristo, che vince il buio del mondo e invera le attese messianiche. La sua forma circolare sembra voler riproporre l’infinito Mistero di Cristo ancorando la nostra vita alla sua fedeltà, una sorta di corona per coloro che perseverano nella fede; le quattro candele rinviano alle quattro settimane del tempo di Avvento e la loro accensione progressiva esprime l’attesa del popolo in cammino che avanza verso la vera Luce. Sarà dunque proprio la corona d’Avvento, collocata presso i luoghi della celebrazione (preferibilmente l’ambone o l’altare, ma anche al centro della Chiesa), a fiorire in modo preminente la nostra aula durante questo tempo.

La fioritura dei restanti luoghi sarà invece impregnata di quella misura richiesta e raccomandata dall’Ordinamento Generale al Messale Romano; nulla vieta però che, pur nel pieno rispetto delle suddette indicazioni, il gruppo liturgico parrocchiale rifletta i temi di ogni singola domenica - cosa peraltro sempre auspicabile! – e proponga, oltre alla corona d’Avvento, un bouquet liturgico preparato ad hoc.

1 commento:

Anonimo ha detto...
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