In questa
seconda Domenica di Quaresima ci troviamo a fare memoria della trasfigurazione
del Signore nostro Gesù Cristo, il quale “…dopo aver dato ai discepoli l’annunzio
della sua morte, sul santo monte manifestò la sua gloria e chiamando a
testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo attraverso la
passione possiamo giungere al trionfo della resurrezione” (dal Prefazio
della II Domenica di Quaresima, La trasfigurazione annunzio della beata
passione). La Chiesa ha già fatto esperienza nella Domenica precedente
della possibilità di superare la prova mediante l’obbedienza a Cristo: il suo
esodo quaresimale porta alla trasfigurazione e la trasfigurazione di Gesù
trasfigura la Chiesa in cammino verso la celebrazione del mistero pasquale. Si
tratta insomma di un vero e proprio cammino, lungo il quale il credente
approfondisce il mistero del Cristo, soprattutto alla luce dell’annunzio di una
passione che non risulta mai abbastanza compresa e accettata dai suoi e - tutto
sommato - spesso neanche da noi! Possiamo dire che la trasfigurazione - in
qualche modo - è icona di tutta la Liturgia della Parola, nel senso che è icona
dell’Antico Testamento che si compie nel Nuovo Testamento. Tuttavia, la
partecipazione al mistero di Cristo non può escludere il passaggio per la
croce; proprio la croce infatti annuncia quella tensione tra passato e futuro e
si afferma come passaggio verso la celebrazione della Pasqua. Gesù ancora una
volta reinterpreta la Scrittura e la rende comprensibile a coloro che lo
ascoltano: alla sua scuola il fedele viene illuminato dalla sua Parola,
sostenuto dalla speranza e sospinto verso l’incontro con lui. Proprio per tali
motivi, nel cammino dei catecumeni si riceve in questa domenica la veste bianca
(= ascoltare la Parola in quanto figli).
Quale fioritura?
Fermo
restando quanto detto nella riflessione proposta per la prima Domenica di
Quaresima (e che ovviamente non ripeteremo in ciascuna domenica), ci troviamo
ancora una volta nella possibilità di “fiorire” i nostri luoghi della
celebrazione con materiale vegetale: foglie, rami, arbusti… Il tutto, come al
solito, ricordandoci del clima penitenziale del tempo di Quaresima, e dunque
senza eccedere. Possiamo pensare di deporre la nostra composizione ai piedi
della croce, visto il costante ed esplicito riferimento alla passione: il Cristo
indica chiaramente la meta del cammino quaresimale, ma non nasconde il
passaggio doloroso per la croce. Possiamo anche scegliere di inserire nella
nostra composizione una luce (candela, lume), chiaro riferimento alla
trasfigurazione, una luce che fa chiarezza sul percorso da compiere e che
sembra quasi già annunciare - o quanto meno ricordare - lo splendore della Pasqua che comunque
arriverà e mai potrà essere trattenuta dal peccato, dal male e dalla morte.
Qualora si scelga invece di valorizzare la composizione preparata per la
domenica precedente, possiamo aggiungere qualche piccolo elemento che indichi
il nostro incedere verso la meta promessa. Alcune comunità parrocchiali
infatti, proprio per sottolineare questo cammino quaresimale, compongono delle
realizzazioni - grosso modo come viene ormai comunemente fatto durante il tempo
di Avvento - che vanno crescendo di domenica in domenica, adempiendo così ad un
evidente fine catechistico che intende accompagnare il fedele verso la Pasqua;
non è raro incontrare composizioni quaresimali che propongono candele nel
colore del tempo liturgico (una per la prima domenica, due per la seconda e
così via). Si tratta ovviamente di scelte possibili ma non obbligatorie: ricordiamoci
sempre che nel tempo di Quaresima non sono previsti fiori e quanto cerchiamo di
ipotizzare è - pur sempre e anch’esso - un cammino da compiere e in continuo
divenire. Ricordiamoci sempre di meditare la Liturgia della Parola e
l’eucologia della Domenica, al fine di realizzare una composizione adeguata a
ciò che stiamo celebrando. Da dimenticare una volta per tutte quelle scelte
“allegoriche”, che ad esempio in questa domenica propongono tende, capanne e
tessuti vari vista l’affermazione di Pietro nel Vangelo proposto dalla Liturgia
della Parola : “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi farò tre
capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Mt 17,4). E’ bello per
ciascuno di noi essere alla presenza del Signore realmente presente in mezzo a
noi nella celebrazione eucaristica, ma vogliamo godere della sua presenza in
maniera autentica senza scadere nella banalità e nella mortificazione del
linguaggio liturgico! La riflessione sui testi liturgici che seguono può
aiutarci in tal senso. Buon servizio!
Colletta
Deus, qui nobis diléctum Fìlium tuum audìre
praecepìsti,
verbo tuo intérius nos pàscere dignèris,
ut, spiritàli purificàto intùitu,
glòriae tuae laetémur aspéctu.
O Padre, che ci chiami
ad ascoltare il tuo amato Figlio,
nutri la nostra fede con la tua parola
e purifica gli occhi del nostro spirito,
perché possiamo godere la visione della tua gloria
Collette alternative:
-
l’accettazione
della croce e l’ascolto del Figlio ci confermano nella fede come ai nostri
padri e ci conducono alla gloria;
-
Dio, Padre buono,
ci ha donato il Figlio perché possiamo avere fede e quindi essere trasfigurati
nella luce della sua gloria;
-
l’adesione alla
volontà di Dio e il mistero della croce ci rendono discepoli del Cristo.
Sui doni
Questa offerta, Signore misericordioso, ci ottenga il
perdono dei nostri peccati e ci santifichi nel corpo e nello spirito, perché
possiamo celebrare degnamente le feste pasquali.
Prefazio
E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e
fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre
Santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.
Egli, dopo aver dato ai suoi discepoli l’annunzio
della sua morte, sul santo monte manifestò la sua gloria e chiamando a
testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo attraverso la
passione possiamo giungere al trionfo della resurrezione.
E noi, uniti agli angeli del cielo, acclamiamo senza
fine la tua santità, cantando l’inno di lode…………..
Dopo comunione
Per la partecipazione ai tuoi gloriosi misteri ti
rendiamo fervide grazie, Signore, perché a noi ancora pellegrini sulla terra
fai pregustare i beni del cielo.
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